L’ordinanza n.26206/2025 della Corte di Cassazione
Con l’ordinanza n.26206/2025 la Corte di Cassazione ha stabilito che la consulenza professionale, se prestata con sistematicità e nei confronti di più committenti, non può essere considerata attività occasionale e deve quindi essere assoggettata a IVA.
La vicenda riguarda un avviso di accertamento relativo all’anno 2014, con cui l’Amministrazione finanziaria aveva contestato al docente il mancato versamento dell’IVA, oltre a imposte dirette e addizionali.
“L’attività abituale si distingue da quella occasionale per ripetitività, regolarità, sistematicità e professionalità. Nel caso in esame, secondo gli Ermellini – evidenzia Rosa Santoriello, consigliera d’amministrazione della Cassa di previdenza dei ragionieri e degli esperti contabili – la CTR ha correttamente valorizzato tre elementi: la pluralità delle prestazioni, la loro esecuzione protratta negli anni e la presenza di diversi committenti”.
La Cassazione ha richiamato una giurisprudenza consolidata (tra le altre, Cass. n. 15031/2014 e Cass. n. 4419/2021), secondo cui anche una singola operazione può essere considerata espressione di attività abituale se inserita in un contesto di continuità e professionalità.
L’onere della prova ricade sull’Ufficio, che può avvalersi anche di presunzioni, purché valutate in modo congruo dal giudice di merito.
“Nella vicenda in esame – conclude Santoriello – i giudici di legittimità hanno ritenuto corretta la qualificazione delle consulenze come attività di lavoro autonomo abituale ai sensi dell’art. 53 TUIR, con conseguente assoggettamento a IVA”. Il ricorso è stato quindi respinto e il contribuente condannato al pagamento delle spese processuali.
