di Viviana Astazi
SANREMO – Una testimonianza forte, che ha commosso la platea del teatro Ariston e sensibilizzato su un tema di cui spesso ci si dimentica: l’importanza del pronto soccorso. Edoardo Bove è stato ospite di Carlo Conti durante l’ultima serata del Festival di Sanremo e ha raccontato l’episodio del malore che lo ha colto in campo durante la partita Fiorentina-Inter dello scorso 1 dicembre, quando di colpo si accasciò a terra privo di sensi. Al momento il calciatore è fermo e non può giocare in Italia per motivi di sicurezza legati alla sue condizioni di salute.
“Sto vivendo questa esperienza in un modo particolare, tra alti e bassi”, ha detto il centrocampista viola. “Il calcio è la mia forma di espressione e senza non mi sento lo stesso, mi manca qualcosa: un po’ come per un cantante la voce, credo”.
Sul suo possibile, futuro ritorno sul rettangolo di gioco ha detto: “So che ci vuole tempo e coraggio. Mi sto facendo aiutare per iniziare un percorso di analisi su me stesso; un percorso che mi fa soffrire, ma che so che mi servirà per il futuro”.
Bove ha anche ringraziato il pubblico in sala e a casa per il sostegno e l’affetto ricevuto in questi mesi. “L’affetto mi è arrivato al di là dei colori, delle bandiere, delle squadre. Questo mi ha fatto capire la gravità della situazione. Mi sono svegliato in ospedale senza ricordare nulla; se guardo la reazione di familiari, amici e sconosciuti, noto che sono felici e sollevati nel chiedermi come sto. Questo mi fa capire che c’è stata una reale paura di perdermi. Una paura che è stata molto importante: mi ritengo fortunato”.
Il centrocampista si è soffermato sulla rapidità con cui è stato soccorso, una componente determinante nel salvargli la vita. “In 13 minuti ero in ospedale. In questi mesi, però, mi sono arrivate tante testimonianze di gente che ha perso i propri cari per episodi simili al mio, ma per cui non c’è stata la stessa prontezza nel soccorso. Voglio sottolineare quanto sia stato importante nel mio caso l’intervento del primo soccorso. Ho capito quanto la linea tra vita e morte sia sottile e quanto noi dipendiamo da chi c’è accanto, anche da persone estranee. Quando c’è più informazione sul primo soccorso, siamo tutti più sicuri”.
Prima di andare via, Bove ha espresso anche un preciso desiderio. “Vorrei stare vicino a quelle persone che hanno perso i propri cari per un motivo uguale o simile al mio”, ha detto. “Il mio pensiero va a chi, nell’affrontare un ostacolo, si sente in difficoltà”.
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