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Dopo il caso di West Nile in Abruzzo parte il monitoraggio anche in Molise

SanitàDopo il caso di West Nile in Abruzzo parte il monitoraggio anche in Molise

NAPOLI – A seguito di un “probabile caso di infezione di West Nile in un uomo residente a San Salvo, in Abruzzo, ricoverato nel nosocomio di Pescara, che sarebbe stato colpito dal virus che viene trasmesso tramite la puntura della zanzara e che, oltre l’essere umano, può infettare anche equini, cani, gatti, conigli”, verifiche e sorveglianza sono scattate tempestivamente “anche in Molise, dove resta alta l’attenzione”. Lo comunica l’Agenzia sanitaria regionale del Molise.
In particolare, il dipartimento di Prevenzione dell’Asrem, diretto da Carmen Montanaro, “sta monitorando la situazione”, con riferimento, soprattutto, “all’attività dei Comuni che, in tale circostanze, intensificano, secondo uno specifico calendario, le attività di disinfezione e disinfestazione”.
Più mirato, invece, l’operato del servizio veterinario.

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Come spiegato da Nicola Rossi, direttore Sc Sanità Animale, “il Molise ha recepito e adottato il Piano di Prevenzione Nazionale che prevede raggi di azione su tre filoni.
Il primo prevede, in determinate aree (tre nella provincia di Campobasso, due in quella di Isernia) scelte in base a particolari condizioni geografiche ed orografiche, ogni 15 giorni, da maggio a novembre, la cattura, con delle trappole, di zanzare, successivamente analizzate dall’Istituto Zooprofilattico per verificare la presenza del virus. Il secondo filone prevede la sorveglianza clinica sugli equini, mammiferi soggetti al contagio che potrebbero riportare patologie neuroinvasive. Infine, il terzo filone, che viene invece gestito dalla Regione Molise attraverso l’Osservatorio Faunistico con la cattura di alcuni determinati uccelli riserva del virus.

I SINTOMI POSSONO PRESENTARSI ANCHE DOPO TRE SETTIMANE

Più in generale, comunica ancora l’Asrem, “può dirsi che attualmente le province molisane sono classificate, nel Piano nazionale arbovirosi, come aree a basso rischio di trasmissione”. Tuttavia, “la maggior parte delle persone infette non mostra alcun sintomo” e “chi li manifesta (febbre, mal di testa, sfoghi cutanei, vomito, linfonodi ingrossati, dolori muscolari) potrebbe riscontrarli anche dopo 3 settimane. Effetti più gravi – viene ricordato – potrebbero riscontrarsi negli individui fragili. Un caso su mille potrebbe portare a una encefalite letale”.

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