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Cura e riabilitazione dei fragili, il master Maugeri-Unipavia

SanitàCura e riabilitazione dei fragili, il master Maugeri-Unipavia

PAVIA – Un master di secondo livello in ‘Prevenzione, cura e riabilitazione del paziente fragile’. È l’iniziativa voluta e promossa da ICS Maugeri in collaborazione con l’Università di Pavia e con il sostegno del Ministero dell’Università e Ricerca e presentata stamane in risposta alla crescente complessità di gestione della popolazione fragile. Secondo ‘Passi d’Argento’, il sistema di sorveglianza della salute della popolazione over 64 in Italia dell’Istituto Superiore di Sanità, nel 2022-23 la fragilità riguardava il 17% di questa fascia di popolazione, con tendenza a crescere proporzionalmente all’età, dal 9% dei 65-74enni al 33% degli over 85. Dati demografici sottolineano che entro il 2050 il 16% della popolazione globale avrà oltre 65 anni, con un aumento parallelo di patologie croniche e di fragilità.

Il master promosso da Maugeri e dal dipartimento di Medicina Interna e Terapia Medica dell’Università di Pavia avrà dunque l’obiettivo di formare medici altamente qualificati nella gestione del paziente fragile, una condizione sempre più diffusa che vede la presenza di malattie croniche complesse. Alla giornata inaugurale sono intervenuti il consigliere del ministro dell’Università e Ricerca Maria Alessandra Gallone; il rettore dell’Università di Pavia Francesco Svelto; Luca Damiani, presidente esecutivo Maugeri; il direttore scientifico centrale Maugeri Giancarlo Agnelli; il direttore sanitario centrale Maugeri Maria Gigliola Rosignoli, il coordinatore del master Mario Rotondi. La mattinata ha avuto termine con la Lectio Magistralis del presidente dell’Istituto Superiore di Sanità Rocco Bellantone, intitolata “Dalla prevenzione alla cura del paziente fragile: strumenti di sostenibilità per il Sistema Sanitario Nazionale”. “Lo scenario della fragilità in una società complessa come quella attuale cambia rapidamente e richiede una lettura condivisa che non si limiti a identificare il paziente fragile con l’anziano, sebbene riguardi in misura maggiore questa fascia d’età” afferma il professor Bellantone, secondo il quale proprio per questo “serve formare la futura classe medica a riconoscere la fragilità, a intercettarla precocemente perché su questa capacità, in una prospettiva in cui l’aspettativa di vita è significativamente aumentata, non solo si gioca la possibilità di proteggerne la qualità ma anche di garantire la sostenibilità delle cure per tutti”. In sostanza, “serve insegnare ai diversi specialisti a riconoscere la fragilità”, e di conseguenza “a lavorare insieme per affrontare questa condizione includendo più prospettive e soprattutto mettendo al centro il paziente”.

NECESSARI NUOVI METODI

Si rende necessario quindi abbracciare nuovi metodi e valicare nuovi confini, e per farlo occorre preparare persone specializzate. Studi recenti dimostrano come un modello multidisciplinare, basato su valutazioni multidimensionali (come la VMD in geriatria) e tecnologie avanzate (robotica, piattaforme virtuali), riduca del 30% gli eventi avversi e migliori l’autonomia funzionale, specie dopo ictus o traumi. Secondo alcuni dati della Società Italiana di Gerontologia e Geriatria, oltre il 65% dei pazienti over 65 presenta almeno due patologie croniche concomitanti, rendendo essenziale una presa in carico che coinvolga diverse specialità mediche. La gestione del paziente fragile richiede insomma un approccio completo che integri competenze specialistiche trasversali. Studi come quello pubblicato sul giornale di Cardiologia, hanno dimostrato che équipe multidisciplinari non solo riducono mortalità e ricoveri, ma migliorano anche la qualità della vita del paziente e riducono la disabilità. Inoltre, l’adozione di strategie riabilitative personalizzate, adattate alle esigenze specifiche del paziente, si è rivelata efficace nel migliorare le capacità funzionali e cognitive, anche in presenza di patologie complesse.

IL PAZIENTE FRAGILE PUÒ ESSERE ANCHE UN GIOVANE

Fattore importante, e spesso trascurato, è l’età di questo paziente che viene individuato solitamente nella persona anziana, mentre è importante sottolineare quanto la popolazione giovane colpita da patologie congenite o acquisite come ad esempio angioedema, SLA, SMA, diabete possa a tutti gli effetti essere una persona fragile e dunque bisognosa di percorsi e assistenza specializzata. Inoltre, è opportuno ricordare che molte persone dopo trapianti oppure infortuni che hanno portato alla condizione di paraplegia o tetraplegia, abbia necessità anche più di altri di personale sanitario specializzato. “La formazione di professionisti specializzati nella gestione del paziente fragile è di fondamentale importanza, soprattutto considerando la carenza di questo tipo di figure nel sistema sanitario attuale”, osserva Damiani. “Il paziente fragile può essere anche un giovane con politrauma, di cui ci dobbiamo prendere cura come se fosse un paziente anziano, e l’aver dato vita a questo master rappresenta un passo decisivo nella nostra missione di innovare i modelli assistenziali dedicati a questo tipo di pazienti”. In Italia, si era stimato un fabbisogno di oltre 5.000 medici nell’ambito riabilitativo, evidenziando una significativa carenza di professionisti nel settore. Investire nella medicina riabilitativa da parte delle istituzioni e nella formazione di tali professionisti è quindi essenziale per garantire percorsi di cura che rispondano in maniera efficacia alle crescenti esigenze di una popolazione sempre più anziana e affetta da patologie croniche.

Obiettivo del corso è dunque formare professionisti capaci di gestire transizioni terapeutiche, polifarmacoterapie e interventi personalizzati, con un focus su giovani e anziani, in linea con le linee guida OMS sulle Key Action Areas. Il percorso è rivolto a laureati in Medicina e Chirurgia e fornirà strumenti avanzati per la diagnosi, la gestione e la prevenzione della condizione di fragilità, affrontando tematiche cruciali come la malnutrizione e la sarcopenia. Un’attenzione particolare sarà rivolta all’uso di nuove tecnologie e modelli organizzativi sanitari per garantire la continuità delle cure e il coordinamento tra i diversi livelli di assistenza. I moduli e le lezioni dei master prevedono il contatto con specialisti in diversi ambiti sanitari specialistici (psicologi, neuropsicologi, fisiatri e fisioterapisti) complementari non solo al percorso di formazione ma allo svolgimento quotidiano della professione. Il master in “Prevenzione, Cura e Riabilitazione del Paziente Fragile” è un nuovo tassello dell’offerta formativa post-laurea dell’Università di Pavia che si compone di 29 master di I livello, 43 di II livello e dieci corsi di perfezionamento. “La fragilità richiede un approccio completo e che sappia unire prevenzione, cura e riabilitazione, ma deve saper offrire soluzioni innovative, personalizzate, e sostenibili per il sistema sanitario” afferma il rettore Svelto, che ringrazia Maugeri “per avere voluto sostenere i giovani professionisti con borse di studio”. Il corso si articolerà in 1.500 ore complessive suddivise in 5 moduli, uno per ciascuno dei quattro settori clinici (neurologico, pneumologico, cardiologico, internistico) e un quinto modulo dedicato alla ricerca e alla statistica e sarà articolato in lezioni frontali, tirocini pratici ed esercitazioni con discussione di casi clinici. Tutto ciò avrà ovviamente l’ausilio di strumenti contemporanei e tecnologicamente avanzati, sempre con la consapevolezza di portare nella formazione l’importanza dell’approccio umano. “C’è necessità di un miglioramento tecnologico, però c’è anche la necessità di non perdere quello che è l’elemento essenziale della riabilitazione, cioè stare vicino al paziente”, rileva il direttore scientifico Maugeri Agnelli. “Quindi sì, tecnologia, però senza perdere quello che è un po’ lo spirito e la visione omnicomprensiva di Maugeri”.
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