Giacomoni (Fi): “Con la nuova proprietà di ‘Borsa Italiana’ triplichiamo capitalizzazione e aziende quotate”
Centemero (Lega): “Adesso nuovo Ceo che conosca mercato italiano”
Albano (Fdi): “Rischioso indebolire governance italiana”
Mor (IV): “Incentivare venture capital e crowdfunding”
“L’acquisto di Borsa italiana da parte di Euronext con il contestuale ingresso di Cassa Depositi e Prestiti è un punto di forza per il Paese. Grazie a questo accordo abbiamo la possibilità di triplicare la capitalizzazione e il numero delle aziende quotate. I numeri evidenziano l’importanza di questo passaggio.
La borsa francese ha un volume d’affari di 2800 miliardi di euro con oltre duemila aziende quotate contro i 750 miliardi di Borsa italiana con 370 aziende quotate. Grazie a Euronext arriveranno anche capitali stranieri a portare liquidità nelle nostre casse. E’ evidente che abbiamo tutto da guadagnare”.
Queste le parole di Sestino Giacomoni (Fi), presidente della Commissione di vigilanza sulla Cassa Depositi e Prestiti, nel corso del webinar “Addio alla Borsa italiana: mercati alternativi e Fintech, nuovi strumenti per sostenere la liquidità?” promosso dalla Cassa di previdenza dei ragionieri e degli esperti contabili, presieduta da Luigi Pagliuca.
“Il Governo sta facendo tanto per indirizzare il risparmio privato verso l’economia reale – prosegue Giacomoni – attraverso l’introduzione di strumenti come i Pir ordinari e quelli alternativi. Stranamente le gli enti previdenziali e i fondi pensioni sono ancora timidi nel percorrere questa strada. Serve uno sforzo maggiore da parte degli investitori istituzionali e da parte dei singoli investitori.
In questo Paese c’è un paradosso di liquidità. 1800 miliardi fermi sui conti correnti, e migliaia di imprese che chiedono liquidità. La buona politica deve mettere in sinergia questi due fattori. Risparmio delle famiglie e made in Italy. L’Italia si può salvare così anche da sola”.
Secondo Giulio Centemero (deputato della Lega in commissione Finanze) “è presto per fornire un giudizio sull’operazione Euronext. Alcune regole cambieranno ed è molto importante che governo e CdP siano incisivi per la nomina di un amministratore delegato che conosca bene il mercato italiano e sia in grado di attrarre liquidità per le nostre aziende.
Cerchiamo di trattenere gli investitori classici del mondo anglosassone e tuteliamo il management di secondo livello che conosce bene la nostra realtà. Servono riforme per rendere l’Italia competitiva sul mercato europeo.
La Tobin tax, ad esempio, esiste solo qui e in parte in Francia. Ciò significa che gli investitori appesantiti da questa tassa vanno a investire in altri mercati, americani o asiatici. Eliminiamo tutte le barriere agli investimenti per attrarre nuova liquidità.
In Italia il canale bancario è troppo prevalente rispetto ai canali alternativi. Il risparmio privato dorme sui conti degli italiani e non si investe sull’economia reale perché non c’è informazione.
Serve – aggiunge Centemero – una grande opera di informazione sugli investimenti privati, una semplificazione dei prospetti informativi e delle documentazioni per le aziende per quotarsi in borsa.
A breve sarà pubblicata un’indagine della Commissione Finanze sugli strumenti finanziari alternativi che darà indicazioni preziose per incentivare l’investimento del risparmio in questo settore”.
Perplessità vengono espresse da Lucia Albano (parlamentare di Fratelli d’Italia in Commissione Finanze a Montecitorio): “C’è viva preoccupazione nel constatare la perdita di Borsa italiana. Non è solo una questione di nome, ma anche di indebolimento della governance italiana con il rischio di tagli al personale.
Abbiamo presentato un’interrogazione al governo dove chiedevamo conto su questa operazione. Purtroppo non abbiamo ricevuto risposta e continuiamo a credere che l’allora ministro Gualtieri abbia indirizzato la trattativa sull’acquisizione Euronext senza tutelare gli interessi italiani.
Dovremmo mantenere un alto grado di autonomia e monitorare l’aggressività dei capitali stranieri, in particolare quelli francesi nei nostri confronti. Lo straniero passa e nessuno alza una barriera contro le speculazioni.
Altrove – rimarca Albano – fanno diversamente e difendono i loro asset strategici. In Europa i Governi lavorano a supporto delle aziende che torneranno in patria, ad esempio. Qui, al contrario, un alto costo del lavoro, la burocrazia, il peso fiscale tra i più alti del mondo e scarsi controlli sono tutte concause delle crisi d’impresa. Sulla sommatoria di tutto questo va tenuta la luce accesa”.
Favorevole all’operazione Euronext si è espresso Mattia Mor (deputato di Italia Viva nella Commissione Attività produttive): “Andava fatta perché la scala delle borse mondiali cresce sempre più per avere capacità attrattiva per avere investitori. Adesso si devono massimizzare gli investimenti.
Non credo che ci sia problema per Borsa italiana che è entrata in gruppo più grande. Una cosa inevitabile e positiva. Borsa italiana non aveva la stessa forza e le spalle larghe per lavorare da sola a livello internazionale.
Agganciarsi alla realtà francese era l’unico modo per evitare di essere progressivamente marginalizzati perdendo nel tempo anche le nostre aziende. Piuttosto i mercati alternativi e gli asset class poco sviluppati devono essere perseguiti dagli investitori per raccogliere capitali. Abbiamo venture capital meno sviluppati degli altri mercati.
Siamo sei o sette volte più piccoli dei competitor europei. I venture capital sono una valida alternativa per le imprese ai finanziamenti bancari. Auspichiamo – sottolinea Mor – un maggiore tasso di investimenti di fondi previdenza e pensioni in questo settore in modo da creare un sistema sano ed equilibrato che aiuti l’economia a crescere e a creare posti di lavoro”.
Dai professionisti trapela ottimismo anche se la prudenza non è mai troppa come testimonia Andrea Bongi, (commercialista e revisore legale): “Il rapporto tra aziende italiane e ‘borsa’ è sempre stato complicato.
Con questa operazione è possibile triplicare il numero di aziende quotate. Auguriamoci che non ci siano problematiche dal punto di vista occupazionale. Sono convinto della necessità di incentivi e semplificazioni per le quotazioni in borsa.
Molte imprese sono nel limbo e vanno sostenute a fare questo passo. Accanto a questo ci sono strumenti che consentono di investire i risparmi in Italia ma non sono adeguatamente conosciuti. Come i Pir e i pir alternativi. Anche in questo modo è possibile trovare nuova liquidità per sostenere la ripartenza del Paese”.
Anche per Pasqua Borracci (consigliere dell’Istituto Nazionale degli Esperti Contabili) “Euronext ha completato l’acquisizione di Borsa italiana con la partecipazione di Cassa Depositi e Prestiti (ci saranno due membri nel comitato di sorveglianza) ed è necessario comprendere da subito se e cosa cambierà per gli investitori.
Siamo tutti d’accordo che al centro della crisi ci siano le piccole e medie imprese anche a causa delle restrizioni del credito bancario. Servono sforzi ulteriori per favorire la trasparenza e la tracciabilità aziendale per agevolare il ricorso al mercato dei capitali alternativi. Anche qui l’azione del governo risulterà determinante al sostegno delle imprese in questo grande passo”.