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Calvelli (Acs): A Gaza la gente ha ansia di tornare a casa, anche se troverà macerie

MondoCalvelli (Acs): A Gaza la gente ha ansia di tornare a casa, anche se troverà macerie

Foto: Campagna di Acs per il progetto ‘Saha’ per la salute a Gaza

ROMA – “È molto importante evidenziare che a Gaza le persone, nonostante i bombardamenti non si fossero fermati per le difficoltà di attivare la tregua, avevano già cominciato a festeggiare. Assistiamo a una delle reazioni immediate di una popolazione che da un anno e mezzo vive sotto le bombe”. A parlare con l’agenzia Dire è Meri Calvelli, cooperante dell’organizzazione Associazione di Cooperazione e Solidarietà (Acs). L’ong, tra enormi difficoltà, non ha mai smesso di portare assistenza a Gaza, fornendo cucine da campo per portare pasti caldi alla popolazione, ma anche cliniche da campo e educazione, e allestendo i cosiddetti ‘alberi della rete’, ossia un sistema di connessione internet alternativo per aggirare il blocco imposto da Israele alle comunicazioni nella Striscia.

Per Calvelli, “è stato importante raggiungere il traguardo del cessate il fuoco, anche se è ancora instabile: non sappiamo se sarà davvero permanente come richiesto o solo temporaneo. Ad ogni modo l’esercito non si è totalmente ritirato da tutte le zone di Gaza. Ci risulta che la parte nord sia ancora bloccata, anche se la gente ha iniziato a muoversi. Possiamo solo immaginare quanta voglia abbiano le persone di tornare, non tanto nelle case, perché sappiamo che non esistono più, ma almeno alle loro macerie”.La cooperante avverte: “Tramite le notizie che ci arrivano dal terreno, sappiamo che stamattina fino alle 8:30 – ora in cui sarebbe dovuta entrare in vigore la tregua – i bombardamenti non si erano fermati, anzi sono proseguiti per tutta la notte, anche nei giorni precedenti. Ci hanno confermato anche che ci sono stati morti. Solo intorno alle 11:30 si sono fermati, dopo che Hamas ha reso nota la lista dei tre ostaggi che dovrebbero uscire oggi alle 16”.

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L’ATTESA PER L’INGRESSO DEGLI AIUTI UMANITARI, CHE ENTRANO ‘COL CONTAGOCCE’ DA OTTOBRE 2023

Quanto ai convogli di aiuti, prosegue Calvelli, “come sappiamo bene, i camion sono fuori Gaza da mesi e mesi in attesa di entrare”. Dopo l’aggressione di Hamas nell’ottobre 2023, le autorità israeliana hanno sigillato i valichi frontalieri di accesso alla Striscia, consentendo l’ingresso ‘col contagocce’ ai convogli carichi di beni salvavita, come hanno denunciato le agenzie Onu a più riprese. I camion, che a migliaia attendono fuori dai confini dell’enclave, “non sono ancora partiti, ma da adesso- chiarisce Calvelli- la situazione cambia minuto dopo minuto, quindi di spera in altre novità e in particolare che si arrivi all’ingresso degli aiuti”. Un elemento che è “previsto dall’accordo”, conclude.

Acs, accogliendo con soddisfazione il cessate il fuoco, in una nota ricorda che la prima fase dell’accordo della durata di sei settimane “non cancellerà la devastazione che i bombardamenti hanno causato”. Stando a dati dell’Onu, l’organismo ricorda che il 92% delle abitazioni è danneggiato, così come il 68% delle coltivazioni. Inoltre l’88% delle scuole è distrutto o danneggiato, il 53% degli ospedali è fuori servizio e il 47% solo parzialmente funzionante, mentre un milione e 900mila persone sono sfollate.

L’ONU PRONTO CON MIGLIAIA DI CAMION

“Siamo ai valichi di frontiera pronti a far entrare i convogli di aiuti su larga scala a Gaza, e con ritmo sostenuto. Cibo e medicine salvavita per i sopravvissuti. Non c’è tempo da perdere”. Lo scrive in un post su X Tom Fletcher, sottosegretario generale per gli affari umanitari e coordinatore degli aiuti di emergenza delle Nazioni Unite (Unocha). Fletcher aggiunge: “Un enorme ringraziamento va ai nostri teamdi tutte le Nazioni Unite che si sono preparati instancabilmente per questo momento, pronti a reagire con coraggio e creatività”. Venerdì 17 gennaio, a tre giorni dall’annuncio dell’accordo, Fletcher riferiva che 80mila tonnellate di aiuti – utili a sfamare un milione di persone – erano pronti a entrare nell’enclave palestinese. L’apertura dei valichi è regolamentata dalle autorità israeliane che, dopo gli attacchi subiti da Hamas il 7 ottobre 2023, oltre 1200 vittime israeliane e circa 250 persone prese in ostaggio, ha bloccato l’ingresso nella Striscia di cibo, acqua, medicinali, carburante ed energia elettrica per piegare il gruppo palestinese.
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